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Chi l’è?: Pertinace, imperatore di testa e di buon cuore

Salutiamo oggi Publio Elvio Pertinace, imperatore romano ucciso in questo giorno dagli immancabili Pretoriani incavolati.La sua vita inizia in Piemonte, ad Alba, dove nasce da un liberto (schiavo liberato) con un nome da manager: Elvio Successo (si era voluto chiamare così perché era riuscito a fare soldi con il commercio delle lana). Quando nasce il pupo avviene un prodigio: un puledro sale sul tetto della villa e poi si lancia giù restandoci secco. Successo chiama un indovino che piazza lì una profezia sul futuro al top del figlio e il neo-papà, mica troppo convinto, risponde che per il momento ci aveva solo rimesso i guadagni del puledro. Pertinace ( il suo nome è un termine che vuol dire, ancora oggi, “Ostinato”/”Testardo”, riferimento alla mentalità di famiglia) cresce e viene educato grammatica e matematica, di modo che poi possa seguire le attività del papi, poi parte e va a Roma a fare il professore di lettere. Nonostante non scribacchi male i soldi e le opportunità latitano e allora Perti decide di puntare sulla Via Appia tentando la carriera militare. Grazie a qualche compiacente amico del papi diventa Centurione e comincia a salire i gradi. Viene assegnato in Siria e qui, beccato a viaggiare con il trasporto pubblico, le auto blu dell’epoca, senza autorizzazione, è spedito dal governatore a raggiungere la truppa sul confine a piedi in mezzo al deserto. Perti si dimostra un buon soldato, combatte contro i Parti, poi viene spedito in Britannia, quindi sul Danubio, passa alla distribuzione dei rifornimenti, a Colonia è comandante della flotta sul Reno,  in Dacia come tuttofare (esercito&economia), tra l’altro nel mentre gli arriva la mamma (con la maglia di lana ) che però schiatta. La sua carriera ha poi una battuta d’arresto per via dell’opposizione ad un suo protettore ma l’imperatore (Marco Aurelio) lo richiama, ha bisogno di buoni generali e ha una patata bollente tra le mani: I Marcomanni infatti hanno sfondato i confini e sono arrivati fino in Italia, ad Aquileia. Perti viene spedito a sistemare le cose, torna a nord con l’imperatore per un contrattacco, guida la I legione, intrallazza nelle province di Retia e Noricum, seda la rivolta di Avidio Cassio in Siria, torna a nord e poi diventa governatore della straricca provincia della Siria. Nel frattempo gli nasce un figlio dalla moglie Flavia Tiziana che però non è il massimo della fedeltà visto che si cianfruglia con un musicista (non c’è niente da fare, se uno suona, cucca) mentre Perti sembra che si pastrugni con una tizia il cui nome è tutto un programma: Cornificina! Comunque ora sul trono c’è Commodo (quello del Gladiatore) che rinuncia la guerra al nord e corre a Roma per spassarsela.

Nel fotomontaggio la colazione dell'imperatore Pertinace all'Alba, per un impero più dolce.

Nel fotomontaggio la colazione dell’imperatore Pertinace all’Alba, per un impero più dolce.

Perti viene convocato a Roma con la scusa di affidargli degli incarichi ma in realtà i nuovi cortigiani lo spediscono a casa sua (e comunque rimanere a Roma con Commodo che processava, sequestrava e uccideva senza troppi problemi non era proprio il massimo). Perti si mette a fare il business man e si occupa bene delle sue proprietà in Italia risistemando l’attività del papi. Commodo lo richiama perché in Britannia i soldati rumoreggiano.Perti passa la Manica e si ritrova in un bel casino dato che i legionari lo vedono bene come imperatore ma lui no. Partono diversi casini e lui ci rimette quasi le penne dato che si ritrova ferito in mezzo ai cadaveri dei suoi. Dopo aver sistemato le cose Perti sente di una congiura e avvisa l’imperatore che sistema le cose nell’unico modo che conosce: spezzatino. In Britannia il clima è pesante e Perti torna in Italia per occuparsi di distribuzioni alimentari per poi arrivare alla carica di Proconsole D’Africa (praticamente continua a pensare alla pappa dato che l’Africa è il granaio della città di Roma) e anche qui deve affrontare dei disordini fomentati da sacerdoti fenici.  Dopo l’Africa viene richiamato a fare il Prefetto a Roma e si trova coinvolto nella lotte tra Imperatore e Senato. Durante una carestia il popolo rumoreggia e il Prefetto del Pretorio usa i Pretoriani per qualche macellamento ma gli uomini di Perti intervengono e dopo poco tempo il prefetto del pretorio finisce male. Commodo sragiona e massacra gente a destra e manca, finendo accoppato dopo una notte turbolenta. Gli assassini poi corrono subito da Perti. Questo, svegliandosi e vedendo i più vicini all’imperatore che gli irrompono in casa, per di più armati, pensa che siano lì per farlo fuori. Anche quando gli dicono “a ‘mbecille sei tu il nuovo imperatore” Perti non è proprio convinto e decide di andare dai Pretoriani per vedere come stanno le cose.  Questi non sono molto per la quale, sanno bene che il Perti è un tipo tosto rispetto a Commodo, ma devono fare buon viso a cattivo gioco dato che il popolo è con lui (e comunque Perti promette la mazzetta categorica).

Dopo popolo e soldati è il turno del senato che accetta il nuovo boss con qualche mugugno tipo “prima però obbedivi a Commodo” (diciamocelo: non è che ci fosse molta scelta).Perti Imperatore si trova delle belle gatte da pelare e decide di fare di tutto per mantenere la calma: allontana gli spioni, annulla le condanne politiche e le confische, taglia le spese della corte, richiama gli esiliati, licenzia i magistrati che si sono comprati le cariche (se lo facesse ora non rimarrebbe al suo posto nemmeno un bidello) ed infine riorganizza il tesoro imperiale in due sezioni: quella sua privata e quella dell’impero. Dopo essere diventato boss Perti molla le sue proprietà ai figli e alla moglie e tiene lontana la famiglia dal trono imperiale (per evitare che in caso di caduta finisse coinvolta in massacri e simili). Moglie e figlio infatti non si beccano i titoli ordinari di Augusta e Cesare (anche se questi titoli compaiono su monete e iscrizioni per motivi d’immagine) e i figli non vengono portati a palazzo, ma rimangono dal nonno nella casa di famiglia e vanno in scuole e palestre come tutti. Il papi-boss quindi si mette a governare l’impero andando a trovare i suoi cari ogni tanto non come il dominatore del mondo ma semplicemente come padre (momento tenerezza 1). Gli ex-concittadini di Perti approfittano della sua carica per andargli a fare visita e chiedere favori ma il boss non ne concede, beccandosi il soprannome di “Buono a parlare” (nel senso che poi non combina niente) e qualche acido commento sulle sue passate attività di usura. La situazione a Roma non è però tranquilla dato che i Pretoriani si trovano presto un nuovo tizio da fare imperatore che però scappa dal loro accampamento, denuncia tutto a Perti e poi se la fuga. Il nostro piomba dai legionari, conferma le mazzette li calma. In politica interna Perti deve affrontare un crack finanziario pauroso (Commodo aveva lasciato i conti in rosso per pagarsi i suoi divertimenti come banchetti, gladiatori e gnocca) ed inizia con un’asta pubblica delle carabattole dell’ex-imperatore, dove si mettono in vendita le escort e i prostituiti, i servizi buoni, i vestiti di lusso, armi e gli ammennicoli high-tech. Coi guadagni Perti paga i Pretoriani e può occuparsi dell’economia imperiale. Siamo in una fase di Austerity e Perti, che è stato soldato ma ha maneggiato i soldi, si lancia a tutto campo: abolisce i Telepass per riattivare il commercio, leva gli interessi sui prestiti per gli agricoltori, rende coltivabili nuove terre e migliora quelle scarse, potenzia i trasferimenti alimentari per militari e civili. All’estero Perti smette di dare soldi ai barbari e punta sulla disciplina militare. Intanto Pretoriani e cortigiani rumoreggiano: i primi non possono fare i bulli come prima e i secondi devono rigare diritto senza vizi. Mentre Perti è a Ostia a controllare il grano in arrivo dall’Africa, i Pretoriani riprovano a sostituirlo con un altro tizio. L’imperatore torna a Roma, denuncia il tentativo in Senato, esilia l’antagonista (senza ammazzarlo) e rimprovera i Pretoriani ricordandogli le mazzette pagate.

Copertina del volume finanziato dalla Fondazione Ferrero sull'imperatore piemontese

Copertina del volume finanziato dalla Fondazione Ferrero sull’imperatore piemontese

Ovviamente dopo la congiura qualche pretoriano ci rimette le penne, sale la paura e i legionari decidono di farla finita. Una truppa marcia verso il palazzo imperiale e lo trova sguarnito. La moglie di Perti lo avvisa che le cose si mettono male e….beh qui non c’è chiarezza quindi ecco le due versioni:

  • Comica: i Pretoriani cercano l’imperatore nel palazzo, lui fugge e viene ucciso mentre cerca di sfuggire alla cattura correndo intorno al suo letto
  • Seria-Tragica: i Pretoriani assediano una stanza del palazzo, Perti manda avanti il Prefetto del Pretorio (in teoria il loro capo) che però se la fuga abbandonandolo. L’imperatore ed ex-soldato affronta a parole i legionari (senza però chiamare le guardie a cavallo e le truppe che potrebbero salvarlo) e li ha quasi convinti ma uno lo ferisce e gli altri, panicati dalle conseguenze, lo ammazzano. Lui non si scompone e muore coprendosi il volto. Assieme a lui muore Eletto, l’unico schiavo che non era fuggito e che anzi aveva combattuto fino all’ultimo per difenderlo (Momento tenerezza2)

Oggi quindi scompare un imperatore decisamente troppo buono che ha governato per meno di tre mesi cercando di sistemare un grande impero malato e che ci possiamo immaginare terminare i discorsi con un piemontesissimo “Neh!”.

P.s.

Nonostante la Nutella e la Ferrero siano venuti parecchi anni dopo Perti ad Alba l’immagine di oggi lo raffigura così proprio perché recentemente (2013) la Fondazione Ferrero ha finanziato la pubblicazione di un bel volumazzo di quelli che fanno figo negli studi in radica di ciliegio che ha come soggetto proprio lui che in fondo ha avuto un regno come un vasetto di Nutella: troppo dolce per durare a lungo.

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